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Poker players e schermitori: in heads up non sono poi così diversi

18 aprile 2013 - 16:56

L'occasione è di quelle ghiotte e non va fatta scappare. Le due super campionesse di scherma, Margherita Granbassi e Valentina Vezzali inaugurano un circolo scherma a Narni, in provincia di Terni, intitolato a un personaggio di livello mondiale: il commissario tecnico della nazionale di Spada maschile, Carlo Carnevali, scomparso proprio due anni fa nel corso di una meritata vacanza sulla neve causa un malore che un uomo forte come lui avrebbe dovuto sconfiggere con la forza di un leone. Invece così va la vita che si porta via spesso le persone migliori.

Scritto da Redazione GiocoNews

Ma il segno lasciato è talmente forte che il gotha della scherma nazionale è tutto schierato per celebrare Carnevali, compresa la Vezzali, la Granbassi, Alfredo Rota, Filippo Romagnoli e il presidente della Federscherma, Giorgio Scarso.

Vale la pena proprio di partire da quella somiglianza tra poker e scherma che risaltava chiara nella mente poco prima di ascoltare le due campionesse. Seguendo 24 ore su 24 il poker in tutte le sue forme e assistendo a qualche stoccata dimostrativa di schermitori dilettanti eccola là l'illuminazione: uno scontro di spada o di fioretto non è poi così differente da un heads up pokeristico.

“Non ho mai giocato una sfida uno contro uno a poker, come si chiama, Texas Hold'em – attacca la bellissima Margherita Granbassi – ma da come me lo state raccontando posso confermare che le similitudini con gli scontri in pedana ci sono eccome”. Concentrazione, capacità di adattamento al gioco dell'avversario, psicologia, calcolo delle mosse. Certo non ci sono odds e pot odds. “Vanno comunque calcolati i rischi di ogni mossa ed è molto importante cercare di prevedere i movimenti degli avversari – prosegue la Granbassi – c'è un approccio mentale e psicologico molto importante quando si è in pedana. Se l'avversario percepisce debolezza si rischia di essere colpiti e di perdere la stoccata. Io spesso cerco di intuire, attraverso i movimenti di chi ho di fronte, i punti deboli per poi portare l'affondo ed attaccare”. I tells, insomma. Quegli atteggiamenti che, nel poker, lasciano intuire al player più esperto se l'opponent è in bluff o ha in mano un punto con il quale andrebbe anche sulla Luna. Più simili di così.

Ma Margherita comunque non ama giocare d'azzardo e scommette tutto sulla pedana e su se stessa. E la fortuna? “Certo nella scherma è tutto basato sull'abilità, sulla tecnica e sull'allenamento. Sono valori difficilmente influenzabili dal fato. Ma avere dalla propria parte la Dea Bendata fa comodo, eccome. Io mi sto riprendendo dagli infortuni che mi hanno tenuto lontana dai grandi palcoscenici negli ultimi tempi. Ci vuole anche fortuna per non avere inconvenienti fisici. Oppure nei sorteggi dei tabelloni. Se si incontrano avversarie alla portata è più semplice andare avanti”, conclude la schermitrice con la passione per il giornalismo. “E' una bellissima cosa che mi porto dentro da tanti anni – il suo volto si illumina quando ne parla – e spero di poter ripetere le splendide esperienze che ho già fatto con Anno Zero, ad esempio. Quando chiuderò con la scherma il mio sogno è di intraprendere quest'altra carriera”.

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