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Al bingo mi sento in famiglia

10 maggio 2013 - 10:30

Icona della comicità pura, quella che strappa sempre una risata e che mette di buon umore, Andrea Roncato ama prendere la vita e anche il lavoro con allegria, come se fosse un gioco, ma senza esagerare. “Il gioco perché sia bello non deve essere disgiunto dal cervello”, dice con umorismo, creando un piccolo motto istantaneo, ma credendoci fino in fondo. “Non sono un giocatore, uno che tenta di cambiare la propria vita attraverso la fortuna. Mi piace, invece, fare una piccola puntata alla roulette o al bingo quando faccio qualche ospitata in un locale di gioco. Ma nulla di più”.

Scritto da Redazione GiocoNews

Morigerato nel gioco, l’attore bolognese crede che comunque il divertimento debba essere alla base della vita. “Il gioco è senza dubbio qualcosa di piacevole, che rallegra la giornata e intrattiene. Ma non mi piace quando diventa una ragione di vita o quando ci si affida alla fortuna totalmente, pensando di non doversi creare una professione e rimanendo attaccati a un’illusione. Il gioco deve essere fatto con cognizione di causa, allora diventa bello, allora c’è divertimento”.

Secondo lei è cambiata la cognizione del gioco rispetto al passato? “Credo proprio di sì. Oggi il gioco è molto in voga perché il paese sta attraversando una crisi forte e tanti sperano di poter cambiare la loro vita grazie alla Dea Bendata. Qualcuno ce l’ha fatta, ma molti no, si sono illusi e spesso hanno causato danni alle proprie finanze. Questo non deve accadere”.

C’è un gioco che le piace più degli altri? “Il bingo, ad esempio, è un gioco ‘più salutare’ a mio avviso. Si sta insieme, si mangia, ci si incontra e si gioca senza né spendere né vincere tantissimo. Sono stato qualche tempo fa al Bingo Imperial di Quartu Sant’Elena (Ca) e devo dire che mi sono divertito molto. C’è un’atmosfera familiare, allegra, che fa passare una bella serata”.

Non possiamo dimenticare la sua partecipazione a ‘L’allenatore nel pallone’, un cult del cinema italiano. Cosa pensa del calcio e degli ultimi scandali che l’hanno investito? “Il calcio è diventato più una scommessa che uno sport. Era un gioco bello, atletico, dove si affrontavano due città, due tifoserie, mentre ora è sempre più business”.

Che rapporto ha con la fortuna, anche per quanto riguarda il suo lavoro? “La fortuna – continua – va e viene, fa parte della vita. Ogni giorno si può avere un colpo di fortuna o di sfortuna, se uno ci crede. Penso, però, che la fortuna ce la creiamo noi, con le nostre azioni. La cosa fondamentale è prima di tutto credere in noi stessi, solo così possiamo costruirci la nostra fortuna. Mi è capitato spesso che qualcuno mi abbia dato un oggetto portafortuna, ma questo per me ha significato nel momento in cui guardandolo penso che c’è qualcuno che mi vuole bene, che tiene a me”.

Cinema e gioco, un’accoppiata vincente. Come mai? “Il gioco è un argomento divertente, allegro, ottima fonte di ispirazione per il cinema, dove le storie piacevoli hanno sempre la meglio. Inoltre il gioco crea suspense e questo è un ulteriore elemento ‘cinematografico’, che tiene incollati al video”.

Un consiglio ai giocatori? “Di giocare ciò che possono perdere, senza passare il limite e di usare sempre la testa. In fondo tutto è un po’ un gioco, basta restare padroni di se stessi”.

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