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Jerry Calà: dal Bar dello Sport a Las Vegas, anzi, Las Sfigas

13 maggio 2013 - 15:45

“Avevo puntato tutto sul numero uno, la pallina ha iniziato a correre lungo la ruota che ha girato finché quella piccola sfera bianca si è fermata e il croupier ha detto, 'un'. Ero felicissimo, avevo centrato un pieno alla roulette e avrei vinto una discreta somma. Però il croupier ha iniziato a pagare tutti, tranne me. Così mi sono letteralmente gettato sul panno verde per arraffare le fiches e il personale del casinò mi ha bloccato immediatamente. A quel punto il croupier, da vero signore, si è rivolto a me dicendomi: 'Moensieur, j'ai dit onze (undici, ndr)!'. Che figura”.

Scritto da Redazione GiocoNews

Se a Jerry Calà, ospite al Roof Garden del Casinò di Sanremo, parli di gioco, la prima cosa che gli viene in mente è proprio questo divertente aneddoto che, messo in bocca all'attore, regista e cantante italiano, è ovviamente tutta un'altra cosa.

Calogero Calà, in arte Jerry, confessa a Gioco News la sua visione del gioco, fa i conti con se stesso e analizza rapidamente la sua carriera regalandoci succose anticipazioni sui programmi futuri. “Ho un rapporto occasionale col gioco perché non sono paziente. Quindi mi stufo e mi alzo presto dai tavoli”.

L'aneddoto divertente che ci ha regalato però, e molte scene nei film cult girati negli anni passati, lasciano trasparire una certa passione per la roulette. “Sì è l'unico gioco che mi provoca scariche di adrenalina e che mi diverte veramente insieme ai dadi perché è azzardo puro”. Proprio come su Vacanze in America: “Già ma qui non è Las Vegas, qui è Las Sfigas”, racconta divertito Mr. Calà ricordando il film comico nel quale impersonava lo studente fuori corso Peo Colombo.

Lo ricordiamo giocare come un forsennato su 'Vacanze in America', ma perdere tutta la vincita al Totocalcio di Lino Banfi quando impersonava il mitico barista muro, 'Parola', in 'Al Bar dello Sport'. Ma nella vita reale Jerry rappresenta una via di mezzo. “A parte quell'episodio vergognoso, quando girai un film a Venezia andavo la sera a giocare al casinò e una volta presi tre pieni di fila sbancando la roulette per 14 milioni di lire di vincita. Ma mi fermai lì e me ne andai. Poi per anni ho ricevuto inviti speciali, mi avrebbero pagato per andare e rigiocare la somma ma poi non sono più entrato in quel casinò”. Un giocatore oculato l'ex Gatti di Vicolo Miracoli, quando si vince, spesso, conviene fermarsi e accontentarsi.

Insomma ci pare di capire che poker online, live e altri giochi di carte non fanno per lui. “I giochi quelli più cervellotici, sono proprio lontani dai miei gusti”. Neanche una schedina al Superenalotto? “No al Superenalotto ho provato a giocare ogni tanto e una volta ho vinto anche 800 euro – ricorda Calà – per il resto, ripeto, amo solo la roulette”.

Il film cult 'Al Bar dello Sport' ha segnato un'epoca. E un protagonista era il Totocalcio, gioco mitico dell'Italia del dopo guerra e scemato con l'arrivo delle scommesse sportive: “Grazie al famoso 2 del Catania in casa della Juventus, Banfi vinse 1 miliardo e 300 milioni delle vecchie lire che poi io giocai nel giro di una notte perdendoli proprio al casinò di Sanremo. Sì è stato un film storico per il Totocalcio ma adesso credo che non ci giochi più nessuno vero?”. Si domanda intuendo la realtà dei fatti e dei montepremi crollati della cara e vecchia schedina.

Il gioco ha segnato alcuni suoi film, ma Jerry Calà ha una carriera vastissima dal cinema alla musica: cosa si prova ad essere un cult per giovani e adulti? “Una sensazione senz'altro piacevole e che mi infonde molta sicurezza. Ho capito di essere indipendente dalle mode del momento e che, senza apparire in tv, i miei show fanno il pieno lo stesso e i miei film vengono visti da spettatori di tutte le età”. Ci sono due aspetti che confermano le idee di Calà: “Ora i film sono diventati immortali grazie ai dvd, alle raccolte in edicola, alle videoteche. E' come se avessi scritto dei libri e sentire che spesso qualcuno vede i miei film la sera mettendo su un disco è una sensazione bellissima”. E quest'estate alla Capannina di Viareggio compie il 14esimo anno di spettacoli live. “Il pubblico si è ringiovanito tantissimo, a riprova di quello che dicevamo – spiega Jerry - vedo ragazzi ventenni che cantano le canzoni dei miei film che, ormai sento un po' mie, e che recitano le mie battute a memoria, è bellissimo”. Prima di lasciarci lo 'yuppie per eccellenza' ci regala due chicche. Sappiamo che stai lavorando ad un film da un po' di tempo ma quali altri progetti ci sono per il futuro? “Ho girato come regista un lungometraggio sperimentale intitolato 'Pipiroom' e ambientato nei bagni delle discoteche. Si tratta di una fotografia a tratti impietosa delle nuove generazioni ma sempre vista con spirito satirico. Presto debutterà”. Poi la vera chicca: “Abbiamo iniziato a lavorare su 'Professione Vacanze (popolare miniserie ambientata nel villaggio di Cala Corvino in provincia di Bari, ndr) il film'. Voglio fare come gli americani che di tanto in tanto escono con il film di una serie tv, cercando di riecheggiare l'ambientazione del villaggio vacanze con nuovi attori e comici del momento”, L'attesa è già trepidante.

Jerry Calà è un fiume in piena. Allora ne approfittiamo con grande piacere e strappiamo altre due domande.

Qual è il film al quale sei più affezionato? “Si sa che le pellicole sono tutte creature ma ce n'è una che girai con Marina Suma, 'Un ragazzo e una ragazza', che mi piace sempre rivedere perché ci sono degli ottimi spunti di comicità uniti ad una storia d'amore molto bella”.

E invece chi può essere un erede di Jerry Calà nel mondo dello spettacolo? “Mah non saprei che dire. Ci sono molti bravi attori ma non credo che ci sia qualcuno con le mie caratteristiche, magari mi sbaglio ma io la penso così”. E già perché di Jerry ne esiste solo uno.

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