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Da Sanremo a Helsinki lungo la strada del gioco

20 settembre 2014 - 09:41

Viola e Kimi, diciassette anni a testa. Ma che ci fanno due minorenni in sala slot al Casinò di Sanremo?! Niente di più e niente di meglio di una magnifica finzione letteraria, quella messa sulla carta dalla giovane scrittrice Raffaella Silvestri, che con ‘La distanza da Helsinki’ (edito da Bompiani) è giunta alla finale di Masterpiece, il primo talent show per scrittori andato in onda su Rai Tre.

Scritto da Anna Maria Rengo
Da Sanremo a Helsinki lungo la strada del gioco

Silvestri, ventinove anni, ha presentato la sua opera al Casinò matuziano: “Per me è stata un’emozione incredibile visto che nel mio libro c’è una scena, che rappresenta per di più un momento di felicità per i protagonisti, ambientata proprio al Casinò, che è un vero e proprio personaggio”.

 

Il romanzo di formazione ‘La distanza da Helsinki’ inizia quando Viola e Kimi hanno sedici anni e si incontrano a Londra per una vacanza studio. E nella prima delle tre parti in cui è diviso, dedicato alla loro adolescenza, fanno una bravata, ossia introdursi, aggirando i severi controlli, nella sala slot del Casinò. “Proprio in questo momento i due personaggi si sfiorano, le loro anime si toccano come è possibile nell’età adolescenziale. Tornare a Sanremo, la città dove ero stata molti anni fa e che mi aveva colpito a tal punto da volerne scrivere, è stato davvero bello. Addirittura poi presentare il mio libro al Casinò, un luogo molto affascinante proibito ma patinato di bellezza, dove non c’è solo gioco, ma anche cultura, spettacolo, mostre! Ho ripercorso la strada dei miei protagonisti, davanti a un pubblico fantastico che mi è sembrato molto caldo, partecipe e interessato non solo alla letteratura, ma anche alla musica. Insomma, un’esperienza stupenda”.

La giovane scrittrice ha un rapporto di distanza e allo stesso tempo di sintonia con il mondo del gioco: “Ero già andata in sala slot al Casinò di Sanremo e anche a quello di Montecarlo, anche se non ho mai giocato… almeno finora, e questo è davvero strano! Il gioco lo guardo da fuori, l’osservo anche attraverso le pagine de ‘Il giocatore’ di Fëdor Dostoevskij, ambientato in un casinò. Non credo sia un caso che il gioco d’azzardo affascini tanto gli scrittori (mi ci metto anche io, mutatis mutandis!) e chissà, un giorno mi vestirò bene, con quella ritualità che si accompagna al recarsi in un casinò, e mi cimenterò al gioco”.

Un pizzico di azzardo c’è voluto per tentare la fortuna inviando il manoscritto a Masterpiece: “Quando è uscito il bando avevo già una prima bozza cui lavoravo da tre, quattro anni, ma non mi decidevo di mandarla a una casa editrice perché avevo l’idea che in quel caso servisse un testo perfetto. Mandarla al talet show è stata una decisione presa più a cuor leggero…”. Una decisione vincente: “Poi sono iniziati i provini e ancora la mia esperienza in televisione, molto dura. C’è un articolo che ho scritto per il New York Times e di cui vado molto fiera, in quanto parlo fondamenta mentalmente della cultura italiana. Ritengo che ci fosse bisogno di Masterpiece, un modo, un tentativo di portare i libri in Tv. In Italia si leggono pochi libri ma si guarda molto la Tv quindi ben venga se questa avvicina alla lettura. Poi c’è una distinzione, che deve essere superata, tra cultura bassa e alta. Insomma, Masterpiece è stata una bella operazione anche se non sono mancati i momenti di sofferenza. La Tv gioca con le tue emozioni, può renderti una macchietta, tende a stereotipare soprattutto le donne, ma il risultato è stato così bello!”.

E per quanto riguarda il futuro, da affascinata dal gioco com’è, Silvestri non difetta di scaramanzia: “Sono così superstizione che non voglio dire niente. Se non che voglio fare la scrittrice, era il mio sogno da quando avevo sei anni, come potrei non continuare a scrivere! Ecco, la mia unica certezza è crescere con la scrittura e stare a contatto con i lettori. Del resto ho quasi trent’anni, li compirò a luglio, un traguardo importante per la vita di una persona: inizia l’età in cui sei un adulto, non ci sono più scuse! Essere adulti comunque non significa essere immobili, ma solo più concreti e avere un’idea abbastanza precisa di quello che vuoi fare della tua vita”.

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