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Antonella Ruggiero: 'Il mio gioco creativo'

22 aprile 2017 - 08:44

Antonella Ruggiero tra sperimentazioni e passioni artistiche: nel cuore, sempre e comunque, la sua città natale.

Scritto da Anna Maria Rengo

La gentilezza, la grazia e la profondità che, in verità, ti aspetti. Parlare con Antonella Ruggiero, ospite del Casinò Perla di Nova Gorica, è la conferma di quanto, nel corso dei decenni, hai avuto modo di immaginare, dopo averla ascoltata cantare nei più importanti teatri e sale da concerto italiani. Un'artista a tutto tondo che si aggiunge alla lunga schiera cui Genova ha dato i natali. E proprio da questo partiamo, dall'analizzare i motivi di questa straordinaria prolificità della città ligure: “I maggiori artisti genovesi, poeti e cantautori, sono degli anni Sessanta e Settanta. Non so bene il motivo: forse perché Genova è un città introversa, meravigliosa per chi ne conosce bene il suo centro storico medievale, forse per il suo carattere chiuso e apparentemente scostante, e tutto ciò fa sì che chi ha un animo artistico trovi ispirazione per esprimersi in questa maniera particolare. Genova ha dato i natali anche a grandi architetti, personaggi che poi si sono spostati, ma hanno portato la radice, la matrice di Genova anche fuori”.

In diverse lingue, come il francese e l'inglese, si usa lo stesso verbo sia per giocare che per suonare. Secondo lei ci sono delle analogie tra queste due attività, anche se in italiano si usano due verbi differenti?

“Sicuramente la musica e l'arte in generale sono un fatto assolutamente creativo. La creatività è dei bambini e quando un adulto riesce a fare della propria arte la propria vita e carriera, gioca per tutta la vita. Il gioco è proprio dettato dalla propria creatività e visione del mondo, oltre che dal fatto di essere slegati dalla routine e dalla ripetitività. Si è liberi di agire e di esprimersi, nel gioco. Non tutti, però, nel fare musica/giocare hanno questa fortuna, ci sono alcuni che hanno uno spirito artistico ma poi non possono, per vari motivi, realizzarlo. Ecco, il gioco in questo senso è l'unico che ammetto e che mi piace!”.
La vita porta spesso a mettersi in gioco, a sperimentare e azzardare nuovi percorsi ed esperienze. Anche a lei è capitato e quali sono stati gli ambiti in cui ha rischiato, e magari vinto, di più?
“Io ho sempre fatto quello che ho sentito, prima di tutto in maniera istintiva e poi anche con il ragionamento, ma sempre facendo sì che esso non diventasse un calcolo a priori, altrimenti si rischia di non essere più se stessi e di non esprimersi al meglio. Sono stata sempre curiosa nei confronti della musica, di tutti i generi: da quella antica a quella popolari, oppure proveniente da tutti i continenti, il che era per me fonte di grande stupore sin da bambina, quando mio nonno dall'America mi inviava dei dischi. Mi piace prendere musiche che provengono da diverse culture, combinarle e farle mie. Tant'è che nel corso della mia carriera ho lavorato a tanti progetti, in formazioni che arrivano da ogni ambito, dai cori alpini alle bande, dalla grandi orchestre sinfoniche a quelle jazz. La musica bella non ha confini, e non ha niente ha che vedere con quella, brutta, che ha finalità solo commerciali. La bellezza va cercata”.
Il gioco con vincita in denaro è spesso oggetto di visioni stereotipate: patinato e affascinante, ma anche illusorio e pericoloso. Qual è la sua visione del gioco e nella sua attività artistica ha mai preso o potrebbe prendere spunto da esso?
“Si tratta di un ambito che non mi ha mai affascinato e incuriosito, è fuori da me e dai miei interessi. Poi so che molte persone ne sono rapite. Le osservo da fuori, senza giudicarle. Mi capita di cantare in luoghi dove la gente va a giocare, ma il gioco in sì in me non fa presa. O meglio, mi piacciono i giochi dei bambini, ma quella è tutt'altra storia!”.
A suo modo di vedere i casinò sono luoghi adatti anche a offrire attività di intrattenimento e culturali?
“Io vedo che quando ci sono questi concerti ci sono persone che vengono per la musica e per conoscere l'artista. Se sono interessate al gioco non lo so, ma il casinò è un luogo dove avviene uno scambio tra l'artista e il suo pubblico, così come possono essere altre location apparentemente distanti dalla musica, come le navi. Il pubblico è una cosa e il luogo è un altro. È solo lo strumento attraverso cui ci si incontra perchè c'è la musica di mezzo”.
Quali sono i progetti che la vedranno impegnata nel 2017?
“Da pochissimo tempo è uscito il mio nuovo Cd che propone, assieme con il pianista Andrea Bacchetti, delle interessanti rivisitazioni delle mie canzoni cosiddette famose. Questo è l'ultimo lavoro che offro al mio pubblico ma ci sono altri progetti, sempre più di uno, in via di definizione. Finché non saranno usciti preferisco non parlarne, ma nel mio mondo non c'è spazio solo una una cosa singola”.
 

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