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Anche i Santi giocano a poker: il gioco incontra il teatro e la beneficenza

14 ottobre 2013 - 08:23

Il poker al centro della storia di uno spettacolo teatrale che vanta la direzione artistica di Enrico Brignano con un cast interessante e una trama da non perdere. E' lo spettacolo che si è tenuto il 7 ottobre al Teatro Golden di Roma con gli artisti della compagnia teatrale 'I Fabbricatori' dal titolo 'Anche i Santi giocano a poker' e che sarà senz'altro ripetuto. 

Scritto da Gt
Anche i Santi giocano a poker: il gioco incontra il teatro e la beneficenza

La regia di Maria Letizia Gorga ha offerto lo spunto per un’iniziativa di beneficenza a favore dell’associazione L’Arte nel Cuore Onlus ovvero il primo progetto mondiale di educazione artistica rivolto a giovani diversamente abili. L’evento è stato curato dagli allievi del corso “Esperto in organizzazione di eventi dello spettacolo” progetto Lazio In Scena. 
Enrico Brignano, ospite inatteso, ha introdotto e presentato la pièce intrattenendo gli spettatori con la sua coinvolgente comicità accompagnata da un pizzico di sincera commozione per l’opera di beneficenza in corso. 

La sinossi della piece


Lo spettacolo ruota attorno alle vicende di Mario (Pasquale Bertucci), un giovane che vive nell’appartamento del nonno e si prende cura dell’anziano. L’abitazione è spesso frequentata dal portiere Michele (Michele Marra), un uomo di origini partenopee che incarna il perfetto prototipo del pettegolo. Il legame tra Mario e il portiere, che preferisce essere apostrofato come “guardiano del palazzo”, deriva da un servizio di lavanderia abusivo di cui Michele si occupa con particolare devozione, con sede proprio nell’appartamento di Mario. 
Un altro assiduo frequentatore della casa è Bartolomeo, figlio del medico che vive nel palazzo, bambino curioso e chiacchierone, molto affezionato al nonno. Bartolomeo possiede un ulteriore ruolo all’interno del racconto, quello del narratore. Svariate volte il tempo del racconto si ferma e Bartolomeo- narratore delizia il pubblico con alcune anticipazioni e con delle riflessioni di carattere filosofico- letterario riguardanti la natura dei personaggi e il ruolo del narratore. La trovata di Alessio Moneta, autore della pièce, di inserire nel testo degli spunti volti alla riflessione artistica sembra essere un omaggio alla poetica teatrale di Luigi Pirandello che nel suo capolavoro, Sei Personaggi in cerca d’autore, analizza e teorizza lo status di auctor e quello di actor. 
A destabilizzare l’equilibrio domestico sarà l’arrivo inaspettato di Enrico (Enrico Patella), fratello maggiore di Mario. Tra i due non scorre buon sangue, Mario rinfaccia a Enrico di non prendersi cura degli affetti familiari e gli fa notare che si ricongiunge a lui e al nonno solo quando ha bisogno di favori. È un favore economico quello di cui Enrico è alla ricerca: un prestito. Da tempo Enrico è caduto in un brutto giro di bische di poker che gli hanno fruttato solo debiti ai quali egli non può far fronte. La benevolenza del fratello permetterà ad Enrico di alloggiare temporaneamente in casa del nonno, ma quella che un tempo era la sua stanza ora è una lavanderia. Enrico non si da per vinto, ha infatti portato con se uno dei prodotti artigianali di cui si occupa per mestiere, vale a dire una cassa da morto. L’inquietante bara, tra l’altro di cattivissimo gusto poiché rivestita di una stoffa maculata, viene posta al centro del salone e coperta da un lenzuolo bianco. 
A complicare ulteriormente la situazione si aggiungerà un altro singolare personaggio, Antonio Bordero (Alessio Moneta), un ricco ma bizzarro imprenditore molto fortunato nel gioco e pieno di tic. Il nevrotico Antonio farà irruzione nell’appartamento rivendicandone il cinquanta percento della proprietà. Solo più tardi Mario e il portiere riusciranno a venire a capo dell’accaduto scoprendo che Enrico, per saldare un debito di gioco, ha ceduto a Pasquale la metà della casa intestata ai due fratelli. 
L’assurda vicenda che sta prendendo piede scivolerà nel paradossale dal momento che l’imprenditore, caduto in uno stato comatoso a causa dell’assunzione di una dose eccessiva di calmanti, verrà deposto nella bara e fatto passare per morto. La trovata del morto apparente sarà cagione di una serie di fraintendimenti che interesseranno due nuovi creditori di Enrico: Er Caccola (Lorenzo de Luca) e Magno (Mattia Pallante). 
Ci stiamo avvicinando al punto di svolta, la soluzione a tutti i problemi è di stampo meta teatrale ovvero una messinscena nella messinscena. Bisogna aspettare che Pasquale si svegli dal coma e persuaderlo di essere morto e di trovarsi nell’aldilà. 
Si riaccendono le luci, il pubblico si alza per una breve pausa e la scena viene cambiata. 
Il salone è ora addobbato di tulle, il piccolo Bartolomeo viene messo al corrente dell’accaduto e tutti i personaggi si mascherano da entità celesti: Mario è San Francesco, Michele è Caronte (anche se al posto del remo ha una scopa), Enrico è San Pietro, Bartolomeo un angioletto ribattezzato col nome di San Pietrino e per concludere il nonno è Dio. Al risveglio di Pasquale ha inizio la commedia. Cento corbellerie vengono raccontate al povero imprenditore che è ormai convinto di essere morto e di dover cedere tutti i suoi averi a Dio per avere in cambio il titolo di San Pasquale D’Azzardo. L’uomo, seppur convinto del suo decesso, non è altrettanto intenzionato a cedere i suoi beni terreni e propone alle anime celesti di giocarsela a Poker. La sfida viene ovviamente accettata da Enrico e la partita volge altrettanto ovviamente a favore del fortunatissimo Pasquale. Quando tutto sembra perso, i soldi, la possibilità di rivalsa, la casa, forse anche la vita, ecco che arriva un ultimo colpo di scena. Il nonno, continuando a lamentarsi dalla sua camera da letto, attira l’attenzione di Pasquale, il quale incuriosito lo raggiunge. Non sappiamo quali siano state le armi del vecchio ma è certo che l’imprenditore tornato nel salone porta tra le mani il contratto di rinuncia ai suoi beni con tanto di firma. Festa generale in casa, i debiti sono estinti, la casa è tornata di proprietà dei due fratelli, i brutti ceffi verranno rimborsati e dato l’ingente patrimonio dell’imprenditore c’è molto di superfluo da dividere tra gli autori della truffa. Un solo e questa volta conclusivo intoppo: il contratto di cessione è stato sottoscritto a favore di un certo Sig. Dio! Trama intrigante e divertente, attori di indubbia abilità e professionalità, un particolare elogio al giovanissimo Marco Todisco. 
La sera del 7 ottobre al Teatro Golden è stata un piacevole trionfo di arte drammatica e solidarietà, un’esperienza da cui prendere spunto per future iniziative dello stesso stampo.  

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