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Videogiochi violenti? Essenziale il controllo dei genitori

01 ottobre 2015 - 16:27

Le buone regole per un corretto utilizzo dei videogiochi protagoniste all'incontro alla Camera dei deputati.

Scritto da Sara
Videogiochi violenti? Essenziale il controllo dei genitori


Roma - "Abbiamo testato che i consumatori hanno fiducia in questo sistema. Ci sono i descrittori di contenuto, la classifica per età, che aiutano la scelta da parte dei consumatori e dei genitori in particolare. L'editore del gioco deve specificare in un modulo i contenuti del gioco. Dopo la conferma derivante dalla verifica dei contenuti, arriva l'ok per la pubblicazione. C'e' una commissione dove arrivano le lamentele dei consumatori e c'è una commissione dei probiviri che può decidere ammende fino a mezzo milione di euro e il ritiro dal mercato. Pegi esiste in più di trenta Paesi ed è diventato un sistema di co-regolazione. Il sistema Pegi consente anche i controlli parentali che ma non si può sostituire al coinvolgimento dei genitori". Lo sottolinea Simon Little Managing, direttore di Pegi - Pan European Game Information, nel suo intervento all'incontro ‘A proposito di videogiochi. Riflessioni, proposte e osservazioni sul mondo dei videogame in Italia’ alla Camera dei deputati.

 

MAI PIÙ DI UN'ORA AL GIORNO - Luigi Gallimberti, neuropsichiatra dell'università di Padova aggiunge: "Il progetto 'Ninna nanna' dimostra che i bambini da uno a 5 anni che giocano più di due ore al giorno dormono meno di otto ore, hanno atteggiamenti di sfida nei confronti dell'autorità, di accusa verso gli altri e sono spesso collerici, dispettosi e disobbedienti. Nessuno nasconde le opportunità che ci sono nei videogame (comportamenti prosociali e migliore creatività) a patto che i bambini non giochino ai videogame più di un'ora al giorno".

 

UNA FORMA DI SOCIALIZZAZIONE DIVERSA - Jeffrey Goldstein professore dell'Università di Utrecht sottolinea: "I videogiochi violenti sono il tema più complesso. Stiamo comunque parlando di gioco e di mimica dei comportamenti aggressivi, ma senza in realtà esserlo o voler essere violenti. La correlazione quindi non è direttamente proporzionale. Dobbiamo considerare che si gioca in un contesto di fantasia. Non esistono diagnosi sulla assuefazione ai videogame ma su disturbi legati al consumo di internet. I videogiochi sono una forma di socializzazione diversa. Inoltre bisognerebbe chiarire cosa vuol dire 'gioco eccessivo'. Non vanno quindi etichettati i ragazzi che videogiocano come asociali o persone che leggono poco e che fanno poco sport". Il direttore dell'Università degli Studi di Milano, Bruno Quarta dice: "L'Italia è il paese della cultura, ma non produce videogiochi. Per questo abbiamo deciso di mettere in piedi un corso sui videogiochi. Il videogioco va vista come opportunità di crescita e impiego".

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