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Il videogioco, un'opera dell'ingegno da valorizzare

03 marzo 2017 - 08:32

La deputata Irene Manzi, relatrice del Ddl 'Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative', parla dell'importanza del videogioco come prodotto culturale.

Scritto da Sara Michelucci

 

 

Anche i videogiochi tra i prodotti culturali? La relatrice in commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, Irene Manzi, intervistata da Gioconewsplayer.it sulla proposta di legge 'Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative', sottolinea: “Vale la pena specificare. La proposta di legge in esame concerne le imprese culturali e creative - un settore vitale della nostra economia non ancora normato - e l'emendamento riguarda l'inserimento dei videogiochi tra le imprese culturali e creative, al pari di altre attività dell'ingegno legate allo spettacolo dal vivo, al cinema, all'audiovisivo, al patrimonio culturale. Non si tratta dunque di considerare i videogiochi come un prodotto culturale, ma di valorizzare la natura creativa di quella che può essere considerata un'opera dell'ingegno. Peraltro, la legge sul cinema - da poco approvata alla Camera - ha ricompreso nel settore dell'Audiovisivo gli stessi videogiochi e pertanto essendo l'audiovisivo già presente nella nostra proposta di legge (alla luce delle precisazioni offerteci dal Ministero dei Beni culturali), si è deciso di ritirare l'emendamento presentato”.

 

Cosa pensa di coloro che puntano il dito contro questi prodotti, definendoli dannosi?
“Penso che non siano i prodotti ad essere dannosi in sé, ma l'uso che di essi si fa e da parte di chi questo uso è compiuto. Occorre vigilare riguardo all'uso da parte dei minori e compierlo all'interno di un processo di educazione degli stessi. Ma è necessario , a mio avviso, evitare di cadere in stereotipi e generalizzazioni e pensare ai prodotti della creatività legati a questo ambito utilizzabili nell'ambito dell'apprendimento e della didattica interattiva o della valorizzazione museale”.
 
L'industria dei videogiochi in Italia ha molte potenzialità, ma ci vorrebbe una spinta in più soprattutto per chi vuole intraprendere questo lavoro. Cosa si potrebbe fare a suo avviso?
“Da tempo è aperto il dibattito intorno a questo tema. Ci sono proposte - che spesso abbiamo valutato anche alla Camera- legate all'introduzione di strumenti come il tax credit a sostegno di questo settore. Nel nostro piccolo la proposta di legge di cui ci stiamo occupando intende favorire lo sviluppo dell'industria culturale e creativa - in cui gli stessi videogiochi si inseriscono- con benefici ed agevolazioni mutuate dalle disposizioni sulle start up innovative e forme di sostegno alla domanda di beni e servizi offerti da tali imprese”.
 
Guardando agli altri Paesi europei, il settore dei videogiochi italiani cosa dovrebbe apprendere?
“Non sono così esperta dal poter dare lezioni o consigli tanto specifici su questa materia. Penso che ci sia l'opportunità, come accade nel resto d'Europa, di avviare un dibattito più sereno e costruttivo su questa materia, evidenziando anche l'apporto creativo, spesso associato a giovani professionisti, che questo settore è in grado di offrire. Penso che una maggiore conoscenza in questo senso possa essere utile”.
 
I corsi nati all'interno delle università sono utili per creare una nuova classe di lavoratori che operi in questo comparto?
“Penso che sicuramente l'apporto offerto dalle università in questo campo possa offrire una qualificazione maggiore ed intersettoriale a chi intende lavorare in questo settore e, di conseguenza, garantire professionisti più formati e capaci”.
 
Pensa che il Pegi sia uno strumento utili per tutelare i minori?
“Ritengo che sia un sistema utile di classificazione e, soprattutto, di orientamento rispetto al prodotto, ai suoi contenuti e ai possibili destinatari. In questo senso il settore ha provato ad autoregolamentarsi, questo non esclude che si possano prevedere strumenti ulteriori e più cogenti per proteggere e tutelare maggiormente i minori”.
 
Spesso si associano fatti di cronaca all'uso dei videogiochi. Crede che i due fenomeni siano correlati o c'è invece una sovrapposizione errata?
Penso che la sovrapposizione sia parziale e non del tutto corrispondente a verità. Non si può criminalizzare il videogioco in sé, anche perché non tutti i videogiochi sono violenti o incitano alla violenza. Occorre essere molto rigidi e severi nel controllare l'uso che di questo strumento fanno i minori e c'è la necessità di un patto di prevenzione, informazione ed educazione tra istituzioni, famiglie, produttori per un uso responsabile dei videogiochi. Criminalizzare però un'intera categoria non penso sia la strada giusta per contrastare fenomeni ed episodi di violenza.

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