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Gino Lavagetto: 'Anche sul gioco, ho una parola sola'

05 agosto 2017 - 08:59

La lunga storia di Gino Lavagetto, dal western a Incantesimo, dal poker al casinò: Anche sul gioco ho una parola sola

Scritto da Cesare Antonini

Avevo il privilegio di sedere dietro ai signori che giocavano a briscola, scopa, tressette nel bar vicino al negozio di frutta e verdura di mia madre. Qualche volta avevo accesso anche alle salette private dove si giocava a poker, quello a 5 carte, ovvio. Così anche mio figlio Fiodor quando organizzavo le partite private in casa mia, ma sempre tra amici per divertimento, si metteva ogni tanto a guardare. Chissà, magari ha imparato proprio da me a stare al tavolo. Come giocavo? Dicono che ero bravo. In effetti vincevo. Poi smisi, soprattutto al casinò dopo una brutta botta a Venezia”.

È in effetti un “attacco” inusuale per un pezzo qualsiasi. Specie per un'intervista. Ma la chiacchierata nata totalmente a caso con Gino Lavagetto in un volo aereo Roma-Nottingham sarebbe da ascoltare tutta d'un fiato. Siamo in effetti sul volo che porta alla finale del PartyPoker Millions, torneo da 6 milioni di sterline e al quale si è qualificato ed è andato a premio anche il figlio Fiodor Martino, imprenditore e poker player che visse l'impresa al fianco di Federico Butteroni, november niner alla finalissima del campionato del mondo di hold'em di Las Vegas del 2015.
 
Per chi non lo sapesse Luigi Gino Lavagetto è un attore romano, nato a Genova nel 1938, che è passato dai western anni '70 a lavorare con Alberto Sordi quando impersonava il professor Guido Tersilli, l'epico “Medico della mutua”, fino a riprendere un botto di popolarità dal 2001 quando ricoprì ruoli primari in serie Tv come Castigo, Incantesimo e altre ancora. Ma forse la sua vita è stata segnata da una serie tv su tutte: “La ringrazio per le belle parole – gli faccio i complimenti per la sua carriera - ma io tendo a dimenticare le mie esperienze lavorative. Dei primi western, ad esempio, ho dei ricordi molto confusi. Sono lavori di quasi 50 anni fa, lei capisce. Sicuramente un'esperienza che rimarrà indelebile nella mia memoria è la serie tv poliziesca, 'Qui squadra mobile' in cui ho vestito i 'panni' del capo della sezione furti, Leonello Astolfi. Una serie che mi diede una grande popolarità in quegli anni e che forse lei non si ricorda perché non era nato, ma ancora adesso è ricordata come un grande successo”.
 
 
 
Poi un lungo salto, per lui, che è anche sceneggiatore, ma che non ha mai smesso di recitare: “Ho fatto sempre teatro, tanto teatro – ci spiega Gino – ma come saprete conta spesso di più un passaggio di qualche minuto sulle principali emittenti che anni di palcoscenico. Ma è comunque stata un'esperienza magnifica che mi ha accompagnato per tantissimi anni”.
 
E la botta di popolarità nella piena maturità della sua carriera di attore e sceneggiatore per Lavagetto arriva proprio in Tv con una serie di grande successo ma molto diversa da quella che lo rese famoso 30 anni prima: “Ora sono fermo da qualche anno ma nei primi anni del nuovo millennio ho accettato di far parte del cast di Incantesimo per un paio di edizioni. Beh mi hanno riconosciuto anche a Cuba. Per dire. Poi sono andate avanti le repliche, ho partecipato ad altri film per la Tv e fiction e ho avuto una parte finale della carriera davvero di grande popolarità”.
 
E il suo rapporto col gioco nella sua bellissima vita, com'è stato: “Col gioco il mio rapporto è sempre stato particolare. Giocavo al casinò, mi piaceva. Lo facevo regolarmente quando ero in giro per spettacoli fino a quando in una visita al casinò di Venezia persi praticamente tutti i guadagni di una stagione teatrale. Smisi subito senza problemi e non ho mai avuto più il bisogno e neanche la voglia di giocare”.
 
E il rapporto col poker? “Ero bravino, almeno così dicono e come testimonia il mio bilancio che è tutto sommato buono. Giocavamo in tournée e organizzavo anche a casa mia o di amici. Ad un certo punto ebbi una serie di partite perdenti che mi convinsero a smettere anche col poker. Pensavo che si potesse invertire la rotta ma il vento non cambiava. Per fortuna seppi limitare le perdite ma, come col casinò, decisi di smettere di punto in bianco”.
 
 
 
La storia da bambino quando sbirciava i grandi giocare anche a poker è bellissima. Suo figlio Fiodor può aver goduto dei suoi insegnamenti visto che è volato a Nottingham per giocarsi ottimi premi nel Millions da 6 milioni di sterline? “Sì, è probabile. Da piccolo lo facevo mettere dietro a me mentre giocavo con gli amici a casa e probabilmente ha acquisito anche lui qualche conoscenza. Non ho mai giocato al Texas Hold'em ma mi dice che vince e mi fido e che comunque è un gioco molto diverso dal poker tradizionale che amavo io”.
 
A Nottingham solo in visita di piacere senza giocare. Gino Lavagetto è di parola e quando dice no, come col gambling, è no. 
 
 

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