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'Cambiare vita per il cabaret, la mia fortuna'

26 marzo 2019 - 10:33

Il comico Franco Rossi prima odontotecnico e poi cabarettista. Gioco News lo ha intervistato, scoprendo che combatte la timidezza con la risata.

Scritto da Roberta Falasca

Odontotecnico, cabarettista, insegnante. Franco Rossi non si ferma mai e la sua vita professionale ha un comune denominatore: il cambiamento.

Cambiamento accompagnato da colpi di fortuna. La sua attività professionale si snoda nell'arco temporale di oltre quindici anni, durante i quali ha alternato esperienze lavorative diverse, tra teatro, televisione e cabaret. Ospite e collaboratore di numerose trasmissioni televisive, "Maurizio Costanzo show" su Canale 5, "Seven Show" su Italia 7, "Sù le mani" su Raiuno, "Avanti un altro" sempre su Canale 5 e "Colorado" Italia 1. Partecipa a vari festival nazionali, vince il "Terzo festival del cabaret città di Milano" dedicato a Gianni Magni e si classifica secondo al "Festival nazionale del cabaret città di Cremona" dedicato ad Ugo Tognazzi.

Ridere e far ridere è una cosa seria, quanto nella vita c'è bisogno di ironia e comicità?
“C'è tanto bisogno di ridere, c'è tanto bisogno di ironia nella vita di tutti i giorni. Ma non è da tutti. Io, la comicità ce l'ho nel Dna e quello che conta è condurre una vita senza chiudersi in se stessi ma aprirsi al mondo, ridendo, sorridendo”.
 
Il mondo dello spettacolo non sempre è quello che sembra: nella sua vita professionale, quante difficoltà ha incontrato?
“È vero, il nostro mondo è complicato e affascinante allo stesso tempo. Per entrarci bisogna lavorare seriamente e duramente ma il cabaret mi ha consegnato nelle mie mani la sicurezza. La sicurezza ad affrontare le cose della vita e quindi anche le difficoltà. Anche se potrebbe non sembrare, sono una persona molto timida e per affrontare la quotidianità ho spesso messo avanti la risata. Dunque, la risata è diventata la mia compagna di viaggio. È stata terapeutica, mi ha dato la mano e mi ha portato con sé fino a dove sono ora”.
 
Ha avuto mai a che fare con un colpo di fortuna?
“Certamente, il mio motto è si chiude una porta e si apre un portone. La mia professione era odontotecnico. Lo facevo bene ma senza passione e quando fai le cose senza passione non le fai al cento per cento. Fare il comico non è considerata dall'immaginario collettivo una vera professione e invece per me lo era. Lo è sempre stata. Così, sostenuto dai miei genitori, ho deciso di cambiare rotta, virare. Così, ho intrapreso la strada del cabaret e poi del teatro. Ma non solo. Insegno ai manager d'azienda comunicazione, ovvero a parlare in pubblico, infatti, le tecniche di una buona comunicazione sono quelle che si applicano al cabaret. La mia fortuna è stata proprio questa. Avere avuto il coraggio di cambiare, di buttarmi, di andare a fare ciò che sentivo”.
 
Nei suoi pezzi si è mai ispirato alla botta di fortuna?
“I miei monologhi spesso sono scritti a quattro mani con la mia fidanzata, la bravissima cabarettista Viviana Porro del cast 'Le Scemette'. In questi pezzi c'è la componente fortuna, un po' come quella che mi ha accompagnato nella mia vita. Nei testi, l'importante è far emergere situazioni vissute, pezzi di vita vera e devo dire che nei monologhi che porto in scena c'è tanto della mia vita”.
 
I suoi sketch spesso sono un rimando ai tempi andati, a come si viveva e ci si divertiva nel passato (come nel suo pezzo “Il cantante di liscio”) e li ripropone in chiave contemporanea. Secondo lei, prima si stava meglio?
“I tempi andati sono sempre migliori di quelli che arrivano, questo è quello che viene sempre detto. Ma a volte non è vero. È solo un luogo comune”.
 
I monologhi che propone conquistano un pubblico eterogeneo, dagli anziani agli adulti, forse meno i ragazzi, il cui divertimento è strettamente correlato alla tecnologia, che ne pensa?
“Il mio pubblico, in percentuale è dai 40 anni in su. Forse perché i più giovani non riescono naturalmente a divertirsi senza un cellulare in mano e forse perché sanno ascoltare poco. Il cabaret come il teatro, in fondo è basato sull'ascolto.
 
Che progetti ha in serbo?
Tanti ed è per questo che amo il mio lavoro. Mi aspetta la condivisione con altri artisti di performance musicali, teatrali, attoriali. Anche questa volta ho deciso di cambiare, rimanendo in tema però, il modo di affrontare il palcoscenico”.

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