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Diego Fusaro: 'Giocare, una costante antropologica'

06 giugno 2020 - 08:43

Il filosofo Diego Fusaro tra ricerca della verità e divulgazione: 'Il vero intellettuale deve andare verso il popolo'.

Scritto da Amr


Imparare a pensare con la propria testa. Poco? Questo, secondo Diego Fusaro, è il compito
primario della filosofia. Gioco News incontra il filosofo a Terni, ospite dell'associazione
Pericle per una lezione su “Il ruolo degli intellettuali in Italia secondo Antonio Gramsci”.


E la prima domanda parte proprio dallo scopo della disciplina: si può realmente imparare a essere liberi da qualunque pregiudizio o educazione ricevuta?

“Come dice Hans-Georg Gadamer, è impossibile essere liberi da pregiudizi. Ma è possibile vagliarli, per capire se sono buoni o cattivi”.
 
 
Nell'elencare i suoi capisaldi teorici, lei afferma che arte, religione e filosofia sono costanti antropologiche. Della filosofia abbiamo parlato prima: perché l'uomo sente il bisogno dell'arte e della religione?
“Sono tutti modi per comprendere la verità: la filosofia attraverso il concetto, l'arte grazie al sensibile e la religione mediante la rappresentazione”.
 

Ci sono altre costanti antropologiche? Per esempio, la propensione al gioco, inteso come superare i propri limiti, rispettare delle regole, come “non obbligo”, lo è?
“L'uomo è un animale giocante e questa è una sua costante antropologica. Poi ce
ne sono altre, come ad esempio il fatto che siamo tutti esseri sessuati”.
 

I grandi filosofi hanno sempre cercato la “verità”, e cercato risposte agli stessi quesiti della vita e del suo senso. Il fatto che sono almeno 2500 anni che si pongono le stesse domande la dice lunga sul fatto che risposte non siano state trovate. Ma è possibile trovare la verità e forse, se non la si trova, non è colpa del fatto che si usano gli strumenti sbagliati e che si pensa che debba essere incredibilmente complicata, mentre invece potrebbe essere semplicissima?
“In parte è vero che gli strumenti sono inadeguati. La verità va definita come il percorso grazie al quale l'umanità giunge alla consapevolezza di se stessa”.
 

Qual è il ruolo che il filosofo può avere nella vita politica contemporanea?
“Nella vita politica contemporanea, è un semplice giullare dell'ordine costituito. Ne va invece riscoperto il valore come teorico della verità”.
 

Lei è un filosofo, ma anche un personaggio molto noto e amato. Quanto è importante essere “divulgativi” e non troppo accademici, per i filosofi?
“Riprendendo i Quaderni gramsciani, l'intellettuale deve andare verso il popolo. Oggi però prevale il ruolo dell'intellettuale organico al blocco capitalistico dominante e ai partiti con i quali esso si esprime. Non è più il compagno di strada alla Sartre, ossia quell'intellettuale che poteva prestarsi alla politica e accordarle il suo favore, salvo revocargliela se e quando essa si discostava dalla sua idea del vero. Ma è una vera e propria emanazione del partito”.

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