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Francesca d'Aloja: 'Chi produce bellezza non perde mai'

22 agosto 2020 - 09:41

Francesca d'Aloja racconta i suoi 'Corpi speciali, tra lettura, scrittura e riflessioni sugli scenari per il dopo Covid-19.

Scritto da Anna Maria Rengo

Mettersi in gioco attraverso l'arte. Nelle più diverse accezioni, intercambiabili e fluide, a rappresentare al meglio le più complesse e variegate sfacettature della propria anima e creatività. È quanto fa Francesca d'Aloja, artista romana che nel corso della sua lunga carriera ha toccato tanti ambiti, sempre con successo e soprattutto con grande sensibilità.

Attrice, scrittrice e regista: quali tra queste vesti le calzano di più?

“Ciascuna mi appartiene e tutte racchiudono la stessa inclinazione , vale a dire il bisogno di esprimermi. Probabilmente si tratta della naturale evoluzione di chi, come me, sentendosi costantemente insoddisfatta esplora altri mezzi, sconfina in altri territori, ma la matrice è la medesima. Inoltre, un attore è abituato allo studio di un testo, alla confidenza con la parola. La scrittura, dunque, può diventare una possibile appendice. Oggi però posso dire che scrivere è diventata una mia priorità”.

Nel 2020 ha dato alle stampe “Corpi speciali”, edito da La Nave di Teseo: quali tra le tante vite che racconta ha sentito più vicina al suo modo di essere? E con quali criteri ha scelto i suoi corpi speciali?

“Il criterio è stato fondamentalmente sentimentale. A ciascuno di essi dovevo qualcosa, e non soltanto a quelli che ho avuto la fortuna di conoscere. Sono persone spinte dalla sete di conoscenza, che hanno consacrato la loro vita alla ricerca di qualcosa. È questa fiamma che rende una vita piena. Nel mio piccolo posso dire di aver seguito lo stesso impulso, quello di farmi stupire dalla vita”.

Pensa che dopo il Covid-19 gli italiani saranno migliori, peggiori oppure uguali? Quali sono le sfide che dovranno affrontare?

“Cambio idea ogni giorno, passo dalla fiducia alla totale sfiducia. La sorprendente ottemperanza alle regole dimostrata dagli italiani durante la quarantena non so se sia davvero il frutto di un imprevedibile senso civico. Credo piuttosto cinicamente che si tratti di reazione alla paura. La paura rende ubbidienti… ".

Il gioco ha mai ispirato qualche sua opera letteraria oppure è mai entrato in qualche film o documentario che ha diretto o interpretato?

“No, però mi piacerebbe scrivere una sceneggiatura ispirata al bellissimo romanzo di Balzac 'La pelle di zigrino' nel quale il gioco ha un ruolo fondamentale”.

Qual è il ruolo che l'arte e la cultura svolgono in questo difficile presente e che potranno svolgere nel futuro?

“Pensiamo a come sarebbe stata questa quarantena senza musica, letteratura, cinema… L’arte ha una funzione protettiva, consolatoria. Produce fiducia nel genere umano, perché finché saremo capaci di produrre bellezza potremo non dirci perduti”.

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