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Il gioco protagonista in 'Colibrì', l'ultimo successo di Sandro Veronesi

16 gennaio 2020 - 10:24

Texas Hold'em, Roulette, Chemin de fer protagonisti nel nuovo romanzo di Sandro Veronesi, 'Il Gioco del Colibrì'. 

Scritto da Giulio Spacca

Sandro Veronesi, l’autore di Caos Calmo, con Il Colibrì (ed. La Nave di Teseo), ha già entusiasmato i suoi appassionati lettori. Il libro viene considerato infatti uno dei migliori romanzi del 2019. Il colibrì è il soprannome affibbiato a Marco Carrera, protagonista del romanzo, datogli fin da bambino per una carenza dell’ormone della crescita che lo aveva mantenuto piccolo, seppure bello e aggraziato, negli anni finisce per avere un altro significato. Come gli scrive Luisa Lattes, altro personaggio del romanzo, donna amata da Marco Carrera, tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.”

La vita di Marco Carrera è un viaggio nel dolore, nella humana conditio, dell’essere gettato nel nulla. Eppure Marco come il colibrì riesce sempre a battere le ali, pur restando fermo, riesce a sopravvivere e a superare la sua mediocrità. Va avanti, non si ferma e trova all’improvviso lo scatto per volare. La scrittura di Veronesi è ricca e variegata, testi di mail, di messaggini, di lettere, che affiancano il racconto e ne spezzano il ritmo, facendo di ogni capitolo una sorpresa. C’è anche tanta desolazione, che sopraggiunge inesorabile nella vita del protagonista Marco: la morte dei genitori e di una sorella suicida, la morte della figlia Adele, l’infedeltà della moglie, ma così come c’è tanto dolore sopraggiunge a sorpresa la speranza. La speranza nell’uomo nuovo. Ed è in questi brani sull’uomo nuovo che irrompe nelle pagine di Veronesi il gioco.

Si proprio il gioco che aiuta Marco Carrera a superare tutto quel dolore insopportabile:“Perché c’era poco da fare, in tutta la sua vita Marco Carrera non aveva mai provato nessun piacere paragonabile a quello assaggiato col gioco – un piacere che aveva da tempo sacrificato al dio della famiglia. Ecco, smise di sacrificarlo. La passione per il gioco non si era mai spenta, in tutti quegli anni, e gli era sempre stato necessario uno sforzo non banale per tenerla fuori dalla sua vita. Anzi, fuori per davvero non era mai riuscita a tenerla, e a Marco era sempre parso che fosse rimasta lì ad aspettarlo, seppellita sotto la catasta di cose più decenti che nel frattempo le aveva preferito, pronta però a riemergere ...”.E sarà il rampollo senese Luigi Dami Tamburrini, conosciuto grazie al tennis, produttore del Brunello di Montalcino, gestore di immobili tra Siena e Firenze, ad introdurlo nella sua dimora per partecipare ad una sorta di bisca clandestina. Marco cerca solo la ragione per continuare la sua vita. Nella casa del Tamburrini giocano alla roulette a Chemin de Fer, ma soprattutto al Texas Hold’em. Nella dimora del Tamburrini Marco Carrera porta sua nipote Miraijin e la lascia dormire sull’amaca in una camera. Miraijin è la sua forza ed è la scusa perfetta per lasciare il tavolo verde al momento giusto. E ad un certo punto Marco chiamerà il suo psicologo, il dottor Carradori per parlargli del poker: il “Texas hold’em è il poker alla texana … si gioca con due carte coperte per ogni giocatore più cinque vele, cioè cinque carte in comune…. Questo Texas è la variante più praticata. E’ stata studiata proprio per controllare vincite e perdite, perché la gente non ci si rovini…”. 

Marco Carrera ha appena vinto ottocentoquarantamila euro al suo ricco amico Luigi Dami Tamburini, racconta allo psicologo che non li ha pretesi, che non li vuole, perché come ha spiegato ai presenti alla partita: “la sua vita ha uno scopo e questo scopo è riconsegnare al mondo l’uomo del futuro, che per immenso e doloroso privilegio mi è stato dato di allevare”. La nipotina Miraijin è l’uomo del futuro, la nuova Eva che possiede solo qualità, questa nipote che per incanto si è affacciata alla vita di Marco, può fare qualsiasi cosa e riesce a farla benissimo, senza problemi: potrà realizzare qualunque cosa nella vita con successo. Marco custodisce come può la nipote e gioca così la sua partita fino in fondo, portando avanti Miraijin fino all’età adulta, rendendosi conto allo stesso tempo che, nonostante i dolori che la vita gli ha riservato, dietro l’angolo si annida sempre la speranza.

 

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