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Il ritorno ai consumi nel post coronavirus: 8 italiani su 10 torneranno al bar, ma con cautela

23 aprile 2020 - 09:57

Cosa ci si può aspettare nel futuro del “fuori casa” alla ripartenza dopo il lockdown? Come cambieranno i consumi degli italiani e la frequentazione dei locali? Ce lo dice TradeLab.

Scritto da Vincenzo Giacometti

Oggi il nostro Paese (insieme al resto del mondo) vive il tempo dell’emergenza sanitaria. Mentre i numeri del contagio, proprio in questi giorni, iniziano a vedere un calo, si comincia a pensare alla cosiddetta “fase 2”. Ma come sarà il ritorno alle attività “fuori casa” nel momento della ripartenza? E come cambieranno le abitudini di consumo e la frequentazione dei locali pubblici da parte degli italiani? E' la domanda a cui prova rispondere la società di ricerche specailizzata TradeLab, presentando i principali risultati di un’analisi volta ad individuare come gli italiani immaginano il periodo di “restart”, dopo le prime anticipazioni fornite per il mese precedente. Analizzando il sentimento e le percezioni degli avventori del fuori casa per provare a immaginare come sarà ”’Away From Home” nei prossimi mesi e offrire a tutti gli operatori del settore indicazioni utili a definire possibili scenari e adeguate strategie.

La premessa è quella che ci troveremo a vivere in un contesto totalmente diverso da prima dove bisognerà convivere con il Covid-19/Coronavirus, in attesa che si trovi il vaccino o una terapia farmacologica efficace contro il virus.

“Quali consumi “fuori casa” nel post emergenza sanitaria, quindi? È chiaro, già da ora, che gli effetti sul piano economico e sociale sono e saranno rilevanti”, scrivono gli analisti. “Un momento di forte discontinuità, che produrrà notevoli cambiamenti nei comportamenti, in particolare fuori casa, e nei rapporti fra gli individui. Molte le nuove sfide che il settore della ristorazione e tutti gli attori della filiera “Away From Home” si troveranno ad affrontare: vincoli produttivi, spazi da riformulare, attività da riprogettare, clienti da rifidelizzare e rassicurare, risvolti psicologici, nonché fare i conti con la crisi economica che ne seguirà. Dopo l’emergenza, dunque, un cambio di paradigma: un life style che avrà senza dubbio dei tratti di continuità con il passato ma che si connoterà con nuovi elementi, con riferimento, in primis, alle attività “fuori casa” degli Italiani”.

Ecco quindi la fotografia di come oggi, in attesa della riapertura - se pur parziale e/o contingentata - di bar e ristoranti, gli Italiani - e i consumatori del fuori casa in special modo - immaginano i propri futuri comportamenti.

I NUMERI DEL FUORI CASA – Il valore del mercato dei consumi food & beverage fuori casa nel 2019 è stato di 86 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 15 percento negli ultimi 5 anni. Oltre 40 milioni sono infatti gli italiani che frequentano, quasi giornalmente, il fuori casa e 1 miliardo le occasioni di consumo (colazioni, pause, pranzi, aperitivi, cene, dopo cena) fatte fuori casa ogni mese. Con 1,2 milioni di dipendenti occupati in pubblici esercizi di cui 940 mila dipendenti (media annua) e oltre 320mila i punti di consumo attivi in Italia (bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, take away, discoteche, etc). Un settore fortemente legato a quello della ricettività, con il 22 percento del mercato è generato dai turisti. E con una forte relazione con il mondo del gioco e dell'intrattenimento, tenendo conto che gran parte dei pubblici esercizi ospita al proprio interno prodotti di gioco. Anche se la ricerca di TradeLab non esplora, in questo caso, i consumi relativi ai prodotti di gioco, è tuttavia utile capire quanto e come gli italiani intendono comunque frequentare questo tipo di esercizi.

LA METODOLOGIA - L’analisi, condotta nella prima settimana di Aprile 2020, è stata realizzata da TradeLab in collaborazione con Metrica Ricerche (Società del gruppo TradeLab), con metodologia Cawi (Computer Assisted Web Interviewing), su un campione di 800 individui, aventi fra i 18 e i 65 anni d’età. Il campione, rappresentativo della popolazione italiana (margine di errore statistico ± 3,5 percento), è stato stratificato per sesso, età e area di residenza dei rispondenti. Sono stati sovra campionati i comuni di Roma e Milano, due città simbolo per importanza del mercato dei consumi fuori casa (insieme valgono circa il 15 percento del totale dei consumi Away From Home) e trend setter. I risultati sono stati analizzati considerando anche le diverse generazioni, utilizzando la seguente ripartizione: Generazione Z (18-25 anni); Millennials (26-45 anni); Young Millennials (26-35 anni); Last Millennials (36-45 anni); Generazione X (46-55 anni); Baby Boomer (56-65 anni).

ITALIANI PRONTI ALLA RIPRESA DEI CONSUMI, MA CON CAUTELA - Ritorno all’Away From Home: quando e come? Prevarrà la cautela, ma con differenze territoriali. Il ritorno al canale Away From Home non sarà immediato. Ben 8 Italiani su 10 ritengono che torneranno a frequentare bar e ristoranti con cautela, solo quando potranno farlo in totale sicurezza. I Romani più propensi a un ritorno immediato ai consumi Fuori Casa (31 percento) rispetto ai Milanesi (18 percento): questo dato dimostra come la propensione a frequentare bar e ristoranti dipenderà anche dall’intensità con cui le diverse aree/Regioni hanno vissuto l’emergenza sanitaria. Un po’ di timore all’idea di tornare a frequentare i bar, percepiti meno sicuri dei ristoranti, mentre gli hotel sono vissuti come luoghi sicuri. Dopo le discoteche e i locali serali, fra i luoghi percepiti come meno sicuri nel post lockdown ci sono i bar, probabilmente per la promiscuità dell’utilizzo del bancone e gli elevati livelli di affollamento in alcuni momenti della giornata. I ristoranti invece sono percepiti decisamente come più sicuri: a rassicurare i possibili avventori è la maggiore possibilità di controllare le distanze. Segnale decisamente positivo per il turismo: quasi tutti i rispondenti ritengono l’hotel il luogo Fuori Casa più sicuro. Preoccupazione per la salute ma anche tanta voglia di tornare a prendere un caffè al bar, mangiare una pizza o bere un aperitivo con gli amici. I baby boomer hanno voglia di tornare nei “loro bar” a bere un caffè (45 percento), la generazione Z sta aspettando di uscire a prendere un aperitivo con gli amici (27 percento), la voglia di pizza mette d’accordo tutti, giovani e meno giovani. Milano si conferma la capitale del “bere”: il 23 percento e dei residenti ha dichiarato di aver soprattutto voglia di bere un aperitivo contro il 14 percento dei Romani; Roma la capitale del “caffè”: 3 Romani su 10 sono in attesa di tornare a bere un caffè al bar contro 2 Milanesi su 10. Per 6 Italiani su 10 i consumi Fuori Casa sono irrinunciabili, nonostante anche tra questi la Preoccupazione per la situazione economica personale sia presente (4 Italiani su 10). Il 40 percento degli Italiani, anche se abbastanza preoccupato per la prossima recessione, non intende rinunciare al piacere di consumare Fuori Casa e il 21 percento ritiene che la propria situazione economica non cambierà dopo l’emergenza sanitaria e continuerà con le abitudini Away From Home di sempre. Il 39 percento degli Italiani si dichiara invece molto preoccupato rispetto alla situazione economica personale post-coronavirus e disposto/costretto a limitare i consumi fuori casa.

UN “PUNTO ZERO” PER PUBBLICI ESERCIZI - Nuove regole per i gestori e nuove richieste da parte degli avventori. Molte le nuove sfide che il settore della ristorazione e tutti gli attori della filiera Away From Home si troveranno ad affrontare: vincoli produttivi, spazi da riformulare, attività da riprogettare, asporto/delivery da integrare, clienti da rifidelizzare e rassicurare, conti economici da far quadrare. Dentro questo scenario gli Italiani premieranno i locali che sapranno garantire la presenza di pochi avventori in contemporanea (75 percento), una perfetta pulizia (59 percento), il rispetto delle norme (53 percento) e la distanza tra i tavoli (50 percento). Lato consumatori, la voglia di normalità è però tanta, al punto di rinunciare alla propria privacy, almeno nella fase iniziale di “restart”. Oltre 7 italiani su 10 si dichiarano disposti a trasmettere dati sensibili per tornare più velocemente a condurre una vita normale. “Sì, nessun problema alla condivisione” per 3 Italiani su 10, con picchi di consenso nelle fasce della popolazione più colpite dall’emergenza Covid-19: a Milano e fra la popolazione più anziana (over 56). “Sì, ma solo per un periodo definito” per 4 Italiani su 10.

Si sceglieranno locali conosciuti, gestiti da persone di cui ci si fida. Quasi 1 Italiano su 2 (45 percento) punterà sulla fiducia e la conoscenza personale del gestore. Più in generale, il 70 percento degli Italiani torneranno a frequentare locali conosciuti o già frequentati in passato.

Si ricomincerà da consumi individuali e da una socialità più intima. Nella fase di riapertura ci sarà un Away From Home più intimo fatto di consumi individuali o di gruppi ristretti. Per ben 6 Italiani su 10 saranno gli amici, quelli più stretti, le persone con sui si desidererà condividere le proprie future occasioni di consumo fuori casa. Seguono i familiari, indicati da 1 intervistato su due.

QUALI LOCALI CONSIDERATI PIÙ RISCHIOSI? - Oltre 1 Italiano su 5 cita per prime le discoteche, al secondo posto si classificano i bar, probabilmente considerati meno sicuri per la promiscuità dell’utilizzo dell’area del bancone e gli elevati livelli di affollamento che si raggiungono in alcune occasioni di consumo (colazione e aperitivo) e al terzo posto i Centri Commerciali. Seguono: i cinema, gli eventi (musicali/sportivi), palestre/piscine. Da sottolineare come sia percepito meno rischioso del bar il mondo della ristorazione; sia i grandi fast food sia i ristoranti tradizionali. Gli Hotel sono percepiti poco rischiosi: questo potrebbe essere un segnale positivo per il settore del turismo.

Quando, passata la prima fase di emergenza sanitaria, si torneranno a frequentare bar e ristoranti, cosa ci farà sentire tranquilli all’interno del locale? In primis, secondo ben 3 Italiani su 4, a far sentire più tranquilli sarà la presenza di un numero limitato di persone all’interno dei locali, che possa garantire una vivibilità degli spazi più “privata”, separata, e quindi più serena.

La certezza che tutti gli avventori siano in buona salute, magari tramite un’app che ne monitori lo stato di salute, sarebbe auspicabile per ben 1 intervistato su 2, soprattutto da parte dei più giovani “ “under 35 anni” (53 percento e 55 percento).

Le nuove richieste degli italiani per i consumi fuori casa "Ci sono degli aspetti relativi al servizio che offrono bar, ristoranti, … a cui, dopo questa emergenza sanitaria, presterai più attenzione?"

A cosa dovranno prestare maggiore attenzione i gestori dei punti di consumo nella ripresa dell’attività se vogliono rassicurare i loro clienti? Gestire il flusso di avventori evitando situazioni di affollamento (anche percepite); migliorare i livelli di pulizia e igiene del locale (sala, servizi igienici, stoviglie, attrezzature, …) vigilare sul rispetto delle norme e renderlo visibile al cliente garantire un’adeguata distanza tra i tavoli, evitare la somministrazione tramite buffet o modalità di erogazione in condivisione e Fare attenzione all’immagine dei collaboratori (camerieri, barman, …) in termini di ordine e cura (divise, …).

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