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Infanzia senza giochi, ecco 'Storia di un figlio'

31 dicembre 2020 - 09:17

Niente giochi per il giovane afghano Ena: dieci anni dopo il successo di 'Nel mare ci sono i coccodrilli' ecco 'Storia di un figlio' edito da Baldini+Castoldi.

Scritto da Amr

Con straordinaria leggerezza Fabio Geda torna a raccontare una storia pura, delicata e più che mai necessaria, in cui il dolore della perdita si mescola all’ingenua commozione di chi sopravvive. Una storia vera, che ci ricorda come su tutto vinca la solidità degli affetti, la persistenza della nostalgia e del desiderio, capace di superare le distanze. A dieci anni dal fortunatissimo “Nel mare ci sono i coccordilli”, ecco "Storia di un figlio", edito da Baldini+Castoldi.

L'ASSENZA DEL GIOCO - L'afghano Enaiatollah Akbari, ormai da anni stabilito in Italia, non è più un bambino ma ormai è un giovane uomo, e in questo percorso di formazione, come spiega Fabio, manca una componente che gli occidentali danno per scontata: “In entrambi i libri, come del resto nella vita di Ena, il gioco brilla per la sua quasi totale assenza.

Viene citato il buzul-bazi, un gioco afghano che si fa prendendo un osso particolare della rotula della capra, lo si fa bollire e poi viene colorato dai bambini. Viene usato per giocare a bocce, a biglie, o per gli scacchi. Ma quella di Ena è la storia di un bambino che, anziché giocare come dovrebbero fare tutti i suoi coetanei, è costretto a lavorare. E al massimo, quando lavorava in Iran, un pomeriggio nel fine settimana, aveva partecipato a una sorta di torneo di calcio tra clandestini, tutti lavoratori in nero nelle fabbriche del Paese”.
 
Niente giochi, ma anche tante altre mancanze: “La mia è stata un'infanzia solitaria – constata Ena – vissuta senza la mia famiglia, senza parenti e senza vicini. Mi è mancata la vita del mio villaggio e sono stato costretto ad abituarmi, in fretta, a quella di città. Ma non mi è mancato solo l'affetto.... pure la lingua mi è mancata, e un sacco: non l'ho potuta imparare come si dovrebbe e ormai ho perso questa possibilità”.
 
Dal dolore e dalle vicissitudini si può uscire, con tanti insegnamenti per se stessi ma anche per gli altri: “La storia di Ena – dice ancora Fabio - può insegnare cose diverse a ciascuno di noi, in base a ciò che siamo. A uno come me, per esempio, ha insegnato che la profondità e la complessità di una vita sono sempre maggiori di quelle cha uno si aspetta. Dopo aver scritto il primo libro su Ena, dieci anni fa, pensavo di non poter aggiungere nulla altro che avesse la stessa potenza, e invece ora mi sembra di poter dire che non è così, e che questo nuovo libro è potente in un modo diverso.
 
La vita delle persone è come un'enorme cassapanca piena di sorprese, di fuochi d'artificio, di rivelazioni, di fragilità. Ad altre persone, diverse da me, può insegnare qualcosa su un pezzo di mondo che reputano alieno, come può essere l'Afghanistan, il Pakistan, il Medio oriente. Altri, ancora, possono empatizzare su ciò che si prova a vivere distante dalla propria famiglia, una cosa che può accadere anche ai ragazzi occidentali”.
 
La prima parte della biografia di Ena, raccontata a quattro mani con Fabio Geda, ha cambiato, ormai dieci anni fa, il corso del destino del giovane ragazzo afghano: “La vita è sempre la stessa, ma il primo libro mi ha dato tante opportunità. Ho avuto il privilegio di esplorare tutta l'Italia grazie alla sua presentazione. Dentro di me sono cambiate tante cose, ho potuto studiare all'università e laurearmi, insomma avere delle possibilità che senza il libro non avrei mai avuto”, riflette Ena.
 
 
Il 2020 sarà ricordato nei secoli a venire per essere stato l'anno della pandemia: "Sarà interessante - commenta Fabio - scoprire come ci ha cambiati, tra qualche anno, guardarci alle spalle e, al netto di questa esperienza, capire come ne siamo usciti. A livello personale, credo che la maggior parte di noi ne sia uscita psicologicamente arricchita. Il problema è ora come sfruttare questo arricchimento: se alcuni di noi saranno in grado di farne tesoro, di inglobarlo nel loro essere, di renderlo fertile, di accrescere la loro visione di sé e del mondo, temo che molti se lo metteranno alle spalle piuttoto in fretta. E ovviamente, infine, dal punto di vista economico in moltissimi impiegheranno tempo a recuperare ciò che hanno perso”.
 
LA STORIA DI UN FIGLIO - Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari – bestseller amato e letto in tutto il mondo – termina nel 2008, quando Enaiat parla al telefono con la madre per la prima volta dopo il lungo e avventuroso viaggio che dall’Afghanistan l’ha condotto in Italia, a Torino.
Ma cosa è successo alla sua famiglia prima di quella telefonata? In quali modi è rimasta coinvolta dalla “guerra al terrore” iniziata nel 2001? E com’è cambiata la loro vita e quella di Enaiat da quando si sono ritrovati fino a oggi, al 2020?

Ora che non è più un bambino, ma con la stessa voce calda che abbiamo imparato ad amare, Enaiat ci accompagna attraverso la vita sua e non solo, lungo un pezzo di storia che riguarda tutti. Il rapporto a distanza con la madre; la violenza del fondamentalismo; l’amore e le amicizie italiane; il ritorno in Pakistan; un secondo ritorno in Italia; una nuova casa; un dolore lancinante, e la gioia enorme, inattesa dell’incontro con Fazila.

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