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Assfidanchen, che fortuna!

30 aprile 2013 - 08:38

“Sono un girovago, sempre in giro per l’Italia con gli spettacoli e così quando mi fermo all’Autogrill insieme alla troupe mi capita di comprare un gratta e vinci e tentare la fortuna. Mi piace giocare, anche se non sono un grandissimo appassionato come alcuni miei colleghi”. Parola di Gianfranco D’Angelo che quando è fuori dal palcoscenico non disdegna un appuntamento con la sorte. “Ogni tanto mi piace anche ritrovarmi con gli amici per una partita a carte. Penso sia una cosa divertente e rilassante”.

Scritto da Redazione GiocoNews

Il suo lavoro lo porta spesso a frequentare diverse location di gioco, come i casinò o le sale bingo: “Quando sono stato al casinò mi è capitato di giocare. Per quanto riguarda il bingo, sono stato alla sala di Quartu Sant’Elena per uno spettacolo e credo che sia un modo per passare una serata senza investire grandi somme di denaro. Una maniera diversa per giocare a tombola che sicuramente ispira curiosità”.

Ma la vera passione per l’attore e comico è lo sport, che non è mai mancato nella sua vita. Durante il Giro d’Italia del 1978 e del 1979 è stato commentatore televisivo in diretta del dopo tappa, unendo in questa insolita veste, ironia e amore per lo sport. “Da giovane correvo gli 800 metri, mi piace molto lo sci e il tennis. Pensi che poco prima che mi telefonasse sono stato a fare una partita. E poi mi piace il mare, il nuoto e le immersioni che ho fatto in diverse parti del mondo”. E ogni tanto una scommessa la fa? “Certo, sul calcio, ma non ho grande perseveranza. Il gioco è comunque parte integrante della vita di ognuno di noi. In ciascuno c’è la speranza di risolvere in questo modo qualche piccolo problema e finché resta un’attività che si fa una tantum, ben venga. Nel mio caso ho realizzato ogni tanto qualche piccola vincita, ma nulla di ‘rivoluzionario’”, dice ridendo. Lei è stato un uomo televisivo di grande successo, cosa ne pensa della pubblicità sul gioco che oggi si vede spesso in tv? “Credo che sia giusta una regolamentazione, perché la televisione la guardano tutti, anche i bambini. Poi è ovvio che ognuno si regola da solo, decide se e quanto giocare, ma è ovvio che non deve esserci una massiccia promozione del gioco. Ma non dimentichiamo neppure che il primo a spingere il gioco è lo Stato e che esso rappresenta una risorsa molto importante per il nostro Paese”.

Rimanendo sul fronte tv, lei è stato tra i rivoluzionari dell’intrattenimento televisivo. Con Drive In è cambiato il modo di fare televisione. Cosa pensa della tv di adesso, dove la fanno da padrone i reality show, ma anche le partite di poker con tanto di vip? “Avendo fatto programmi come ‘Drive In’ o ‘La sberla’che hanno cambiato totalmente modi e tempi televisivi non posso essere d’accordo con l’invasione dei reality o del poker in tv. Ngli anni Ottanta si avevano idee per migliorare la tv, oggi penso che sia peggiorata”.

Il gioco ha spesso ispirato film e piéce teatrali. Secondo lei da cosa deriva tale fascino e le piacerebbe interpretare il ruolo del giocatore? “Ho visto tantissimi film, anche americani, sul gioco d’azzardo e mi hanno appassionato molto, perché il gioco mette in moto il rischio e questo crea a sua volta eccitazione. Ci sono persone nei casinò che, magari, non giocano, ma stanno ferme a guardare gli altri che lo fanno e si emozionano per le vincite altrui. Mi piacerebbe sicuramente interpretare il ruolo del giocatore, perché è un personaggio dal carattere complesso, su cui si deve studiare molto prima di ‘entrare’ appieno. Sicuramente, però, il giocatore di oggi non è quello ottocentesco caro a Dostoevskij. Oggi l’offerta di gioco è ampia e variegata, si gioca dappertutto, al bar e su internet, e i giocatori sono veri e propri esperti della materia”. La fortuna, invece, che ruolo ha nella sua vita e nel suo lavoro? “Credo molto nella fortuna. Il gioco è legato alla fortuna, ma in parte anche la nostra vita, alcuni momenti o l’incontro casuale con persone che magari cambieranno il corso della nostra esistenza”. Insomma, come diceva il grande Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.

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