skin

Il Gratta e Vinci ispira l'arte ed è monito a non esagerare

23 luglio 2016 - 07:11

L'artista pescarese Graziano Fabrizi ha ideato la tela 'Gratta e Vivi': un'opera concettuale che parla dell'oggi.  

Scritto da Sm
Il Gratta e Vinci ispira l'arte ed è monito a non esagerare

 

Si chiama 'Gratta e vivi, L’azzardo legalizzato', l'opera che l'artista pescarese, Graziano Fabrizi, ha ideato partendo da un biglietto della lotteria istantanea e costruendoci attorno un percorso concettuale. “Quel gratta e vinci, è un gratta e vivi a tutti gli effetti, nel senso che potrebbe legittimamente nascondere una concreta possibilità di ricchezza improvvisa. A fronte di questo, ho deciso di firmarlo, di apporgli un sigillo, incorniciarlo, ma cosa più fondamentale, non grattarlo! Privandomi di quella possibilità, per innescare il vero gioco: quello della resistenza a questo sistema. È un gioco duro, ma quanti di voi potrebbero convivere con un gratta e vinci appeso in salotto assieme alle bollette in arrivo, e alle tasse in aumento? Con la costante paura di non arrivare a fine mese? Quell'apparente breve scorciatoia di ricchezza viene sostituita da un gioco assai più duro, lungo e frustante… per il quale bisogna avere una costante e forte determinazione. Averlo lì e non cedere, non grattarlo”, afferma Fabrizi.

Quanto hai impiegato per realizzarla?

“Gratta e vivi – prosegue - nasce da una somma di riflessioni e quesiti. Ponendomi, come spesso faccio nelle mie opere, testimone del tempo in cui vivo. Per la sua realizzazione ci sono volute poche settimane. Il tempo necessario per blindare un’idea e realizzarla affinché abbia un’anima, originale e fortemente comunicativa”.

 

Che materiale c'è oltre il gratta e vinci?

“È esattamente questa la provocazione messa in risalto. Nulla. Cera lacca come sigillo, su cui ho posto la mia impronta digitale e la mia firma con un pennarello per metà sul tagliando e per metà sul cartonato dorato, con un chiaro rimando alla pop art del caro Warhol. Il riferimento è all'opera in cui l’artista pone allo stesso modo la propria firma sulle banconote da un dollaro, che acquisivano un valore 1000 volte e più superiore. Io ovviamente, non sono Warhol, ma firmando un possibile tagliando di ricchezza, beh, lo potrei diventare partendo dal possibile valore che quel gratta e vinci potrebbe avere”.

L’opera vuole essere una provocazione indiretta anche per un altro sistema, quello dell’arte.

Quanto diresti che possa valere in termini economici 'Gratta e vivi'?

“Beh, da 5 a 500.000 euro, ti risponderei. Il bello è che non lo saprai mai, se non la consumi o deturpi, infrangendo il vetro di protezione e grattando il gratta e vinci, ma un secondo dopo l’opera, come vettore comunicativo artistico verrebbe meno. Qui il riferimento storico artistico è all’opera 'Merde d’Artiste' di Manzoni”.

L'opera è esposta in qualche posto specifico?

“È stata esposta nello stesso anno della sua produzione, il 2011, in uno spazio espositivo in occasione di una mostra sulla pop art contemporanea. Attualmente è nella mia galleria personale. Mi piacerebbe esporla nelle piazze italiane, come testimone della resistenza al gioco irresponsabile. Combattere una vera propria patologia, come quella del gioco è possibile, come del resto è possibile giocare responsabilmente senza eccessi. Tentare la sorte, ma non la propria e quella della propria famiglia”.

Sei anche un insegnate, quanto conta la giusta informazione sul gioco anche per i ragazzi?

“Insegno in un liceo scientifico. A mio parere ci si dovrebbe spingere in una vera e propria educazione al gioco responsabile più che demonizzare il gioco in sé. Spesso i ragazzi in età adolescenziale sono spinti dalla trasgressione per cui vietare senza spiegare potrebbe addirittura avere un effetto contrario, per la serie: 'lo faccio perché tutti dicono di non farlo'”, conclude l'artista.

Articoli correlati