skin

Videogiochi violenti, Malagò (Aesvi): 'Genitori tutelino di più i propri figli'

14 luglio 2015 - 08:57

I videogiochi sono ormai diventati un fenomeno di massa (solo in Italia si contano oggi circa 21 milioni di videogiocatori attivi) e l'età media dei giocatori supera oggi i 30 anni anche nel nostro paese. Come sono disponibili film, programmi televisivi e altri contenuti per diversi pubblici, così anche l'industria dei videogiochi fornisce una varietà di scelte di intrattenimento per consumatori di tutte le fasce d'età, compreso il pubblico adulto. Questo è un dato di fatto che chiunque dovrebbe tenere a mente quando si parla di videogiochi.

Scritto da Redazione GiocoNews
Videogiochi violenti, Malagò (Aesvi): 'Genitori tutelino di più i propri figli'

 

 

Parola di Thalita Malagò, Segretario Generale dell'AesviAssociazione Editori e Sviluppatori di Videogiochi Italiani, l’ente che rappresenta i produttori di console, gli editori e gli sviluppatori di videogiochi operanti in Italia.

 

IL RUOLO DEI GENITORI - Senza fare inutili cacce alle streghe, l'Aesvi sottolinea che per la tutela dei minori dai videogiochi violenti, sparatutto in testa, il primo passo spetti ai genitori. "Crediamo che si debba lavorare molto sull'informazione e sulla responsabilità dei genitori. Questo discorso vale per i videogiochi, come per qualsiasi altro prodotto o servizio. Se parliamo di videogiochi, i genitori oggi hanno a disposizione tutte le informazioni necessarie per evitare che i propri figli siano esposti a contenuti non adatti alla loro età: dal Pegi (le Pan-European Game Information - Informazioni paneuropee sui giochi, che appare sia sul fronte che sul retro della confezione del gioco e su tutti i materiali promozionali e pubblicitari) ai sistemi di controllo parentale delle console di ultima generazione, che permettono di impostare la piattaforma in modo che legga solo i videogiochi che hanno una determinata classificazione Pegi o in modo che funzioni solo per un determinato tempo di gioco".


ATTENZIONE AI GIOVANI - "In ogni caso - ricorda Malagò - è importante che il genitore sia in grado di comprendere più in generale una cultura digitale in evoluzione dove i videogiochi sono destinati ad avere un ruolo sempre più importante. Molte delle preoccupazioni sull'impatto dei videogiochi nelle giovani generazioni possono infatti essere considerate sintomatiche di più ampie preoccupazioni sociali sulla natura in cambiamento dell'infanzia e dell'adolescenza nel mondo contemporaneo e di un percepito aumento degli elementi di rischio a cui sono sottoposti i giovani di oggi".

 

"NON SONO PERICOLOSI" - Sul tema si sono recentemente espressi anche i lettori di GiocoNewsPlayer.it che nel sondaggio lanciato dalla testata hanno decretato in maggioranza che i questi tipi di videogames "non sono giochi pericolosi". Per molti "serve una maggiore attenzione da parte delle famiglie", che spesso si limitano ad acquistare i titoli richiesti dai propri figli, senza controllarne i contenuti e la loro potenziale 'pericolosità'.

 

LA PAROLA AL PARLAMENTO - Quale che sia la soluzione più idonea al problema la questione è arrivata anche all'attenzione del nostro Governo. Dopo l'audizione alla Camera  della presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu) dell’Agcom, Angela Nava Mambretti, il deputato Antimo Cesaro (Scelta Civica), segretario della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, ha presentato un'interrogazione con cui si chiede il divieto di vendere i videogiochi violenti - per scene sanguinose o linguaggio esplicito - ai minorenni.

Articoli correlati