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Limite a videogiochi: la proposta in Commissione Attività produttive

07 ottobre 2015 - 08:20

Assegnata in Commissione Attività produttive della Camera la proposta di legge per limitare i videogiochi di Scelta Civica.  

Scritto da Sm
Limite a videogiochi: la proposta in Commissione Attività produttive

L’attenzione della politica sul mondo dei videogiochi e delle console casalinghe continua a essere alta. Tanto che è stata assegnata alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati la proposta di legge di Antimo Cesaro (Scelta civica) e altri dal titolo: ‘Introduzione dell’obbligo di classificazione dei videogiochi e disposizioni a   tutela dei minori in materia di diffusione e vendita di videogiochi violenti o pornografici’.

 

Nella proposta “si prevede l’obbligo di un’informazione adeguata per i potenziali acquirenti (soprattutto se minori) e sanzioni congrue per i trasgressori”, afferma il deputato.

IL NO DELL'INDUSTRIA - Una posizione che non trova d’accordo l’industria dei videogiochi. L’Aesvi, infatti, in una nota aveva sottolineato che “per quanto del tutto favorevole alla finalità della proposta di legge, intesa quale tutela dei minori dalla diffusione e dalla vendita dei videogiochi destinati ad un pubblico adulto, ritiene che le soluzioni proposte necessiterebbero invece di alcuni importanti ripensamenti. Prima di tutto l’Associazione reputa importante sottolineare che il Pegi non è il frutto di una mera autoregolamentazione, come si desume dalla proposta di legge, ma è al contrario un sistema di classificazione nato su impulso della Commissione Europea e che gode di supporto regolamentare da parte di molti governi degli stati membri. Il Pegi è inoltre supervisionato da due enti indipendenti quali il Nicam (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media) e il Vsc (Video Standard Council). Questi due enti hanno il compito di esaminare i videogiochi prima della loro messa in commercio, confermando o non confermando la classificazione proposta dal produttore/editore sulla base di un questionario di valutazione, elaborato e costantemente aggiornato da un gruppo di esperti indipendenti a livello europeo. Il sistema si basa, infine, su un codice di condotta che è adottato dalla larga maggioranza degli operatori del settore (ad oggi si contano infatti oltre 850 firmatari in Europa) e che prevede sanzioni anche economiche fino a 500.000 euro in caso di violazioni a carico degli editori e degli sviluppatori. Da questo punto di vista, uno degli aspetti più controversi del disegno di legge è la proposta di prevedere una riclassificazione dei videogiochi soltanto per l’Italia, nel caso in cui si ritenga che la classificazione attribuita dal Pegi non sia adeguata. Una scelta di questo tipo rischierebbe di avere un impatto disastroso su un mercato che si muove secondo logiche internazionali e di creare confusione nei consumatori, che da oltre 10 anni sono abituati a scegliere i videogiochi sulla base della classificazione Pegi. Al giorno d’oggi, peraltro, i consumatori stessi sono esposti in maniera crescente a videogiochi provenienti da diverse parti del mondo, anche in considerazione dell’aumento esponenziale del mercato digitale”.
LA SPACCATURA POLITICA - E non soddisfa neppure il Movimento Cinque Stelle. Francesco D'Uva nell’ultimo convegno in Commissione Cultura della Camera aveva sottolineato che "Il videogioco è importante per la formazione dell'individuo, migliora il team building e aumenta la curiosità. Non va visto come un capro espiatorio e come un rischio, ma va considerato a mio avviso come l'ottava arte. E i videogiochi sono un'opportunità di crescita per il paese. Quindi dobbiamo investire su questo settore”.

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