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Minori e videogame, la Cina mette in campo il riconoscimento facciale

08 luglio 2021 - 09:42

Il colosso Tencent sfrutta anche le più recenti tecnologia per limitare l'uso dei videogiochi da parte dei minori, e allinearsi con le disposizioni governative di Pechino.

Scritto da Daniele Duso

Tencent, colosso cinese molto attivo nel settore dei videogame, annuncia l'utilizzo di un sistema di riconoscimento facciale per impedire ai ragazzi cinesi minori di 18 anni di giocare ai videogiochi oltre un certo orario. Un modo, questo, per Tencent, per cercare di stare al passo con le recenti normative del governo cinese per eliminare quelle che vengono definite abitudini di gioco eccessive e malsane.

Ritenendo i videogiochi responsabili di un abbassamento del rendimento scolastico e di problemi fisici (come la miopia che pare interessi molti minori in Cina), già nel 2019 Pechion ha approvato una legge che mirava a impedire ai minori di dedicarsi ai giochi online. Un divieto, per i minori, che scatta alle 22 e dura alle 8, ma non solo: la legge infatti limita anche il tempo di gioco (al massimo 90 minuti al giorno) e quanto un minore può spendere in microtransazioni (non più di 57 dollari al mese, circa).

Ma il governo cinese non si è fermato a questo, inserendo regole per tutti gli individui, indipendentemente dall'età: per giocare online occorre registrarsi utilizzando la propria identità reale, e non solo ai cittadini è vietato giocare a giochi che includono esplicitamente elementi quali sesso, sangue, violenza e gioco d'azzardo, ma il governo cinese penalizza anche le aziende produttrici di questi videogiochi, imponendo la sua censura fino a vietarne l'ingresso sul mercato.

Un "rischio" che un'azienda come Tencent, che nei videogiochi ha uno dei suoi asset principali (ha partecipazioni in Epic Games, Bluhole, Riot Games, Supercell, Ubisoft e Activision Blizzard, per citare solo le principali) non può certo assumersi. Già nel 2018 a Tencent era capitato di perdere una gran fetta dei suoi introiti dal settore a causa di una moratoria sulle licenze di nuovi giochi in Cina. Giusto una cifra per dare un'idea delle dimensioni del fenomeno: nel solo primo semestre 2021 Tencent ha incassato 6,7 miliardi di dollari dai videogiochi, in un mercato (quello cinese) che l'agenzia Niko Partners stima arriverà a valere 55 miliardi di dollari entro il 2025.

Ecco da dove ha origine quello che Tencent ha denominato "Midnight Patrol", un sistema che esegue la scansione dei volti dei giocatori e confronta il risultato con un database di volti e identità. Gli utenti contrassegnati come minorenni vengono così automaticamente bloccati sia al raggiungimento del numero massimo di ore giocate che nelle ore proibite. Saranno almeno una sessantina i giochi inclusi da Tencent in questo programma, dal quale pare resti comunque escluso, almeno per il momento, il titolo principe degli esports, League of Legends. 

"Effettueremo uno screening facciale per gli account registrati con nomi reali e che hanno giocato per un certo periodo di tempo durante la notte", ha scritto Tencent Games in un comunicato stampa. "Chiunque rifiuti o fallisca la ricognizione facciale sarà trattato come minorenne e, come indicato nel regolamento anti-dipendenza del sistema sanitario relativo al gioco adottato da Tencent, verrà cacciato offline". Attentissima ai suoi clienti Tencent si è premurata di precisare che eventuali blocchi erronei che dovessero capitare a degli adulti non devono preoccupare, per sbloccarli basterà inviare un'altra scansione e tutto procederà in automatico.

Sixth Tone, un media di proprietà statale, ha salutato positivamente questa iniziativa di Tencent, portandolo come la soluzione ideale per evitare furti da parte di adolescenti in cerca di denaro per microtransazioni, e per ridurre il tempo che i giovanissimi trascorrono negli internet café (uno dei modi più economici, in Cina, per accedere al mondo dei videogame).

Di contro c'è chi già si lamenta perché ora le autorità cinesi potrebbero recuperare ancora più facilmente dati dell'utenza, sfruttando anche il sistema di riconoscimento facciale di Tencent. Ma al di là di questa, che per il momento rimane solo una ipotesi, anche se plausibile, l'insoddisfazione tra i giovani dilaga, soprattutto sul social WeChat (pure questo di proprietà di Tencent), dove pare che molti si lamentino perché si sentono prigionieri.

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