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SuperMario alleato nella lotta alla demenza

09 novembre 2021 - 11:11

Una ricerca pubblicata su Behavioral Brain Research conferma che giocare a determinati videogiochi per 30 minuti al giorno può ridurre il rischio di demenza.  

Scritto da Daniele Duso
SuperMario alleato nella lotta alla demenza

 

I videogame possono rallentare l'invecchiamento cerebrale. Da tempo le ricerche dedicate alla condizione degenerativa stanno iniziando a far luce su come trattarla, ridurne gli effetti o potenzialmente evitarla del tutto. A farmaci e vaccini (uno che agisce contro l'Alzheimer è stato approvato dall'Aifa, negli Usa, proprio quest'anno) ora si aggiungono anche i giochi, i videogiochi in particolare. Alcuni ricercatori infatti hanno scoperto che svolgere un'attività in particolare per 30 minuti ogni giorno potrebbe ridurre significativamente il rischio di demenza negli anziani.

Una buona notizia per tutti, visto l'aumento di questa problematica negli ultimi anni, direttamente proporzionale all'aumento dell'età media. Come riporta il ministero della Salute sul proprio sito il numero totale dei pazienti con demenza in Italia è attualmente stimato in oltre 1 milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza, con tutto ciò che comporta anche sul piano economico e organizzativo. A livello mondiale ovviamente i numeri sono molto molto più ampi.

Certo, non tutti i giochi sono uguali. Lo studio pubblicato sulla rivista Behavioral Brain Research nel maggio 2020 ha dato buoni risultati con videogiochi che utilizzano un ambiente 3D, che secondo i risultati della ricerca potrebbero influenzare la memoria e la salute cognitiva. L'indagine medica ha riunito partecipanti di età compresa tra 60 e 80 anni invitati ad utilizzare varie tipologie di giochi, ne è risultato che giochi come Super Mario World potrebbero avere più vantaggi rispetto ai giochi bidimensionali come il solitario, includendo anche giochi dinamici flat-play come Angry Birds nei test. Ai partecipanti è stato chiesto di giocare da 30 a 45 minuti di un gioco specifico ogni giorno per quattro settimane, con i ricercatori che hanno condotto test di memoria durante l'esperimento e per quattro settimane dopo l'interruzione del gioco.

I risultati hanno scoperto che mentre le capacità mnemoniche dei partecipanti erano molto simili all'inizio dell'esperimento, dopo due settimane di gioco con Super Mario o Angry Birds si sono registrati notevoli miglioramenti delle capacità cognitive. Nelle successive due settimane chi aveva giocato a Super Mario ha riportato ulteriori miglioramenti sia nella funzione cognitiva che nella memoria rispetto a chi aveva giocato a un solitario, mentre chi aveva giocato ad Angry Birds non ha migliorato ulteriormente mantenendo comunque stabili i progressi delle prime due settimane.

A migliorare significativamente le capacità cognitive e mnemoniche contriburebbero dunque in particolare gli ambienti 3D immersivi. Se l'utilizzo di questo tipo di giochi può essere utile per gli anziani a rischio di sviluppare demenza o mostrare l'insorgenza della malattia, secondo i ricercatori l'esperienza potrebbe essere utile a qualsiasi età, in particolare aiutando a fornire gli stimoli di un nuovo ambiente a coloro che erano costretti a casa o fisicamente incapaci di avventurarsi fuori. I benefici dopo l'utilizzo del "gioco", hanno scritto i ricercatori, restano attivi per almeno 4 settimane.

Lo studio in questione va ad aggiungersi ad altri studi analoghi che già avevano individuato una correlazione tra la riduzione del rischio di demenza e l'utilizzo dei videogiochi. In una ricerca dell'Université de Montréal pubblicata sulla rivista Plos One nel 2017, si parla di due studi diversi, rispettivamente del 2014 e del 2017, che hanno scoperto come gli stimoli della logica 3D e di videogiochi puzzle come Super Mario 64 stimola, sviluppandone l'accrescimento, aree dell'ippocampo, con miglioramenti nella memoria a breve termine dei partecipanti agli studi.

Gli autori dello studio hanno spiegato che l'esperienza di giocare ai videogiochi 3D stimola l'ippocampo nella creazione di una mappa cognitiva allo stesso modo di quanto accade quando ci si muove nello spazio reale. Gregory West, PhD, autore dello studio, ha dichiarato che "diversi studi suggeriscono che la stimolazione dell'ippocampo aumenta sia l'attività funzionale che la materia grigia all'interno di questa regione", mentre la mancanza di nuove esperienze di apprendimento potrebbe causare l'atrofia della materia grigia man mano che le persone invecchiano.

Ricerche e approfondimenti, nel frattempo, proseguono. Tra le più interessanti c'è quella basata su Sea Hero Quest VR, che non un semplice videogioco ma un'app e un'esperienza in realtà virtuale sviluppata da Glitchers, in collaborazione con Deutsche Telekom e alcune università europee, che si avvale del contributo di neuroscienziati con lo scopo di raccogliere dati scientificamente credibili sull'Alzheimer.

Altri progetti puntano invece sul "potere curativo" del gioco, e del videogame in particolare, come quello di un team di ricercatori israeliani, esperti di riabilitazione, informatica e gioco, che hanno dato vita ad uno strumento senza precedenti, con giochi di simulazione che allenano simultaneamente memoria, facoltà di prendere l'iniziativa, inibizione e attenzione, già in uso in alcuni centri di riabilitazione nel mondo.

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